GIOVANI A 40   disoccupazione   lavoro  glossario

Lavoro e disoccupazione - la situazione dei giovani in Italia

Il tasso di disoccupazione giovanile è salito al 42% e
sono più di due milioni i ragazzi che né lavorano né studiano

"Sono un piccolo artigiano del Novarese. Io e mia moglie ci siamo sempre rotti la schiena per il lavoro: ben trent'anni per poter far studiare i nostri figli e tenere unita la famiglia". Inizia così l'email che ci ha inviato Mario per raccontarci la storia di sua figlia, laureata in lingue di 27 anni, che come molti altri giovani italiani, dopo anni di stage e lavoro precario, ha deciso di abbandonare questo paese. "E' cosi ormai da mesi. Intanto i nostri ragazzi sono sempre più disperati", spiega Mario.

"Ora mia figlia e il suo fidanzato, che è laureato in informatica e continua a fare solo degli stage, a marzo partono per Londra in cerca di lavoro". Come farò — si chiede Mario — a passare al mattino davanti al letto di mia figlia e trovarlo vuoto non perché lei è partita per farsi una sua famiglia, ma perché obbligata a lasciare il suo paese? La storia di Mario, che si svolge nel Nord-Ovest dove la mancanza di lavoro non è ai livelli di allarme del Sud, permette di cogliere il reale volto della disoccupazione giovanile: un dramma per i ragazzi e per le loro famiglie

La conferma di questa emergenza nazionale la forniscono le statistiche. Secondo gli ultimi dati Istat, il tasso di disoccupazione giovanile (persone in un'età compresa tra i 15 e i 24 anni) a ottobre del 2014 è arrivato al 44,2%. Si tratta del livello più alto dal 2004. In altre parole, quasi un giovane italiano su due non ha un impiego.

Quando entrano nel mondo del lavoro, i giovani del Belpaese si trovano di fronte a un clima scoraggiante. Il lavoro, che per generazioni è stato considerato qualcosa di sacro che doveva essere assicurato a tutti e retribuito in maniera dignitosa, in molti ambienti è deprezzato e ridotto a un'attività non degna neanche di essere pagata.

Ne è la prova l'enorme numero (circa mezzo milione all'anno) di stage con rimborsi minimi o totalmente gratuiti offerti ai neolaureati. In molti casi, come è noto, si tratta di veri e propri impieghi dichiarati però come attività di formazione e tirocinio. Chi invece riesce a trovare un lavoro, spesso è costretto ad accettare contratti a termine e sottopagati.

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Siccome in Italia non esiste un efficace sostegno pubblico per i giovani,  la famiglia costituisce il solo vero ammortizzatore sociale e questo determina un altro problema: i giovani che restano a vivere con i propri genitori sono sempre di più e c’è un progressivo prolungamento dei tempi di uscita dalla famiglia, soprattutto nelle zone d'Italia più povere.

Secondo una recente indagine Istat, in questi ultimi anni, anche per effetto della crisi, i ragazzi italiani che ritardano la propria uscita dalla famiglia per pura pigrizia o comodità, i "bamboccioni", sono in netto calo mentre aumentano quelli che scelgono forzatamente di rimanere con i propri genitori a causa di difficoltà oggettive legate alla mancanza di lavoro e di stabilità economica.

I NEET

Più ancora della misura della disoccupazione giovanile, per dare un'idea di quanto queste risorse umane vengono "sprecate" può essere utile osservare il tasso di attività tra gli under 30. Secondo il rapporto annuale dell'Istat presentato nel 2012, in Italia sono oltre 2 milioni i cosiddetti Neet (Non in education, employment or training), i giovani tra i 15 e i 29 anni che né studiano né lavorano e restano sospesi in quella frustrante condizione di inattività tra brevi esperienze di lavoro precario e pochi corsi di formazione. I Neet sono concentrati soprattutto nel Mezzogiorno (più di un milione) e ci sono tra le loro file anche persone laureate (circa il 21%).

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