GIOVANI A 40   disoccupazione   lavoro  glossario

Perché in Italia si è "giovani" fino a 40 anni?

Da Simona Milo

Per capire dove vanno i giovani italiani, si deve capire “chi sono i giovani italiani” e quali sono le differenze tra “un giovane italiano e un giovane europeo”.

Vivo in Inghilterra, insegno all’università, quindi i giovani li incontro tutti i giorni. Cosa hanno di diverso questi giovani da quelli italiani? Quanti anni hanno e cosa fanno, ma soprattutto cosa li definisce giovane e quando diventano adulti?

Iniziamo dalla cosa più facile: la definizione di giovane. Secondo l’ILO (International Labour Organisation) è definito giovane chi è nella fascia di età tra 15 – 24 anni. Tuttavia, tale definizione non è standard per tutti i paesi. Infatti, statistiche dimostrano che la fascia d’età varia da 10 a 35 anni.

Che eccezioni ha l’Italia rispetto alla definizione generale?

Formalmente i giovani nord comprende la fascia di età 15-29 mentre il sud definisce i giovani come i giovani nella fascia di età 15-32 anni. Inoltre, tra la definizione formale e quella informale le cose cambiano notevolmente, infatti, in Italia la definizione di giovane è ormai estesa agli under-40.

L’Inghilterra, invece mantiene la definizione 15-24 anni. Qui ti laurei a 22 anni, cerchi subito lavoro, perché devi ripagare le tasse universitarie. Passi i successivi vent’anni ad affermarti nella posizione lavorativa e personale.
A 40 anni qui si può diventare Direttori di banche internazionali o leader politici.  Il Primo Ministro David Cameron ha 44 anni, e il leader dell’opposizione ne ha 41. E nessuno li guarda o li chiama “giovani”.

Ma come mai in Italia a 40 anni si è ancora giovani?
L’Italia non riconosce i propri giovani nella ristretta fascia d’età 15-24, che invece ha una sua logica ben precisa. Infatti, questa fascia corrisponde a quegli anni in cui ci si prepara, si studia, si cresce, per poter poi trovare lavoro…..ed è il lavoro, che rende un “giovane” adulto.

Con il lavoro, arriva l’indipendenza economica, arrivano le responsabilità, ci si stacca dal nido famigliare e si immagina di crearsi il proprio “nido”. Se questa sequenza di eventi non avviene, allora si rimane eternamente giovani.
Giovani fino a 40 (1)

Il nostro governo ha anche una sigla ad hoc per questi giovani, i cosiddettiNEET” (Not in employment, education and training): giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non frequentano corsi di formazione.

Secondo l’ISTAT la percentuale dei NEET sul totale della popolazione di riferimento raggiunge un valore di circa 21,2%. Il problema è significativo nell’Italia meridionale dove si arriva al 33,3% nel caso delle femmine e il 27,4% nel caso dei maschi.

Ed ecco che la definizione di giovane non è più una fascia d’età ma è uno status. Sei giovane perché non studi oppure sei disoccupato, e quindi non sei indipendente, e dunque vivi ancora nel “nido”, senza responsabilità od obblighi che invece definiscono lo status di adulto.

È l’accesso agli studi ed al mercato del lavoro che rende un giovane adulto, che gli dà gli strumenti per crescere, per partecipare alla società a cui appartiene.

Il nostro governo e la nostra società hanno bisogno di adulti trentenni per rinnovare, per modernizzare, per innovare. La risorsa di un Paese risiede nell’energia, nella passione, nella speranza dei giovani che iniziano il loro percorso, e che a 24 anni hanno diritto di cercare lavoro e di trovarlo, hanno diritto di essere indipendenti e di investire i prossimi vent’anni ad affermarsi nei loro campi di attività, cosi che a 44 anni un adulto italiano può immaginare di diventare Primo Ministro, senza che qualcuno gli dice…. “ sei troppo giovane”.
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