![]() Prima della guerra io non stavo male in Somalia. Certo la situazione non era facile, c’erano tanti problemi, c’era povertà. Non si aveva certezza del futuro, lo Stato non era come qui, non c’erano aiuti. Sono andato via quando è scoppiata la guerra. Sono un profugo di guerra. Quindi, adesso sono vent’anni che sono in Italia. Sono scappato via dal mio paese, dalla mia città, con molta tristezza. Inoltre ho perso un fratello, che è morto, è stato ucciso. Ancora oggi è duro pensare a questo. Mio fratello è morto un mese prima della mia partenza per l’Italia. Parte della mia famiglia è ancora in Somalia, un altro fratello è qui in Italia, mentre ho anche un cugino che si è trasferito in Francia. Prima della guerra abitavamo tutti nella stessa città, adesso siamo in diversi paesi, ci teniamo in contatto ma non è la stessa cosa. |
Il primo periodo è stato davvero brutto, mi sentivo veramente estraneo, straniero. Non so se era la mia poca confidenza con quasi tutto quello che mi circondava, ma spesso mi capitava di sentirmi addosso gli occhi della gente, che mi guardava in maniera diversa. Non mi è mai successo niente di spiacevole, ma questo non mi faceva stare tranquillo all’inizio. |
I miei figli vanno a scuola, e a volte i loro insegnanti mi hanno chiesto di andare in classe per raccontare la mia esperienza, la guerra, l’essere andato via dal mio paese. Ho sempre accettato questi inviti, anche se per me è molto difficile parlare di certe cose, perché in fondo non sai mai quale può essere la reazione di chi ti ascolta. Però è importante far conoscere queste storie ai ragazzi, perché oggi in Italia ci sono tanti stranieri immigrati per motivi diversi ed è molto importante capire come si può convivere tutti insieme. Per questo la conoscenza è la prima cosa. |